IL P.M. BENEDOTTO RUBERTI SPARA UNA BORDATA NEI CONFRONTI DELL'UDACE

(fonte http://www.linkiesta.it)

L'UDACE NAZIONALE ANCORA SOTTO TIRO.

 

«Nel ciclismo non ci si scandalizza più di nulla. Tutto è normale, tutto è lecito. Si considerano più uomini degli altri». A parlare è il pm Benedetto Roberti, che a Padova sta lavorando per contrastare la piaga del doping nello sport. Cosa bisogna fare ancora? «Ci vorrebbero degli organi di polizia addestrati».

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Diciamo che mi sono fatto proprio una bella cultura in materia. Loro non sapevano chi fossi e io prendevo nota di tutto, ho capito certi meccanismi. Bisogna essere ciechi per non vedere certe cose. Il mondo amatoriale è di gran lunga peggiore di quello professionistico. Sarebbe da fermare in blocco, fanno cose inaudite, con una facilità e una semplicità che fanno rabbrividire solo al pensiero. Ho visto tantissime persone che si fanno le supposte di cortisone poco prima del via, lì sulla linea di partenza, davanti a tutti. E partecipanti che si iniettano con naturalezza sostanze di ogni tipo. Non parliamo poi delle gare sotto l’egida della consulta Udace: sarebbero tutte da chiudere. Sono pericolose e non sono nemmeno gare di ciclismo. Persone di una certa età che vanno a 60 all’ora per due ore di fila: cose che lasciano a bocca aperta. Il problema è che nel ciclismo regna la più assoluta stupidità, non l’ignoranza. E la stupidità è molto peggio dell’ignoranza. È più difficile educare, far capire. Una persona ignorante non conosce, ma ha un margine per poter colmare un vuoto, lo stupido è segnato: per sempre. E nel ciclismo di stupidi ce ne sono davvero troppi. Il Ventolin usato come se fosse Iodosan oppure una caramellina al miele. C’è un problema di sottocultura generale. Non si guarda alla salute, non ci si pone alcun problema. Anche se non si hanno delle doti, si fa di tutto per poter arrivare prima dell’amico. Mi creda è una cosa aberrante.

 

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