°°°°°° IL RACCONTO E' ROMANZATO MA IL TITOLO E' DI QUELLI VERI.

°°°°°° eccezionale prova di emiliano ballardini che conquista la maglia tricolore nella marathon.

nelle foto: Emiliano alla premiazione.  Sotto con il compagno di colori IVAN DEGASPERI.

 

 

Fa freddo. E c’è fango. Pedalo da oltre un’ora e mezza e non vedo l’ora di arrivare. Il ghiaino in curva sul viale di una bellissima villa veneta mi fa quasi cadere. I rilessi sono finiti. Gli ultimi chilometri di pianura acuiscono il freddo ancora di più, ma abbreviano la sofferenza. Taglio il traguardo, perdendo lo sprint col tizio che mi stavo portando dietro da chilometri e che nel passarmi mi guarda e sorride. Taglio il traguardo e mi volto alla mia sinistra: hanno già portato via il podio e stanno smontando il palco. Sono ultimo degli ultimi. Fortuna che il traguardo c’è ancora, almeno quello, penso. Per sapere chi ha vinto dovrò chiedere in giro, ammesso che mi riprenda dal freddo. Sono a Coste di Maser, è il campionato italiano di inverno (trofeo Gaerne, credo), primi anni novanta e il freddo e il podio smontato sono i ricordi più vivi che ho.

 

Anche oggi fa freddo. E piove. Pedalo da oltre due ore e mezza e da qualche minuto sono in crisi sparata. In partenza, nella griglia “punteggiati”, mi sono ritrovato “a panino” tra Zappa, alla mia destra, e Pezzi, alla mia sinistra. L’accerchiamento è completato da Mostosi, poco dietro. Faccio una botta di conti, li conosco da una vita, e pronostico Zappa primo, Mostosi secondo, Fabrizio terzo e io quarto. Quarto, sulla carta. Quarto come agli italiani XC, quest’anno a Nemi e l’anno scorso a Lugagnano. E come agli italiani marathon a Schio dell’anno scorso. E prima ancora agli italiani ciclocross di Milano, qualche anno fa. Sempre quarto, io. Poi penso che non ci sto. Ancora quarto, no. Decido di partire a tutta e vedere fin dove arrivo. Vorrei scollinare con 5/6 minuti da Zappa e mollare la discesa. Dimi dice che 5 minuti glieli posso prendere. Maddalena intanto mi cerca e mi sorride appoggiata alle transenne. Ogni volta che incrociamo con gli occhi mi sorride e mi calma. E allora lo faccio davvero: parto a tutta, senza mai voltarmi indietro. Alla prima strettoia, una viuzza lastricata in salita, passo subito dietro agli elite. Ecco: così è andata fino a lì. Sempre a tutta. Ora però siamo sulla penultima salita, ancora 5 chilometri, e pago dazio. Zappa è davanti. Sto perdendo le ruote di quelli con me perché sono al limite dei crampi e ogni tanto devo mollare una mezza pedalata. Va avanti così ancora un po' e poi alzo gli occhi da terra e vedo Zappa che sta tornando indietro, in contromano. I nostri sguardi non si incrociano, ma so che mi ha visto. Ha rotto qualcosa. Sta tornando all’assistenza un paio di chilometri più sotto, ma sa benissimo che se anche riuscisse a ripartire ed a riprendermi, poi c’è la discesa di diciotto chilometri e che io lì, almeno lì, me la posso giocare. Non sa però che io sono al limite, anzi oltre. E allora riprendo fiato e spingo. Spingo con tutto quel che mi resta. I crampi arrivano inesorabili e ci pedalo dentro. Devo resistere solo un’altra mezz’ora di salita. Devo resistere solo ancora un po’. Devo resistere, solo resistere. Finalmente scollino e mi accorgo che forse il freddo, forse la stanchezza, forse non so… però in discesa non vado proprio avanti. Capisco di essere a medaglia, ma la cosa non mi conforta. Devo resistere, solo resistere. Ancora tre chilometri di salita. L’ultima. Piove di nuovo. Non mi ero accorto che avesse anche smesso. Trecento metri prima della discesa Madda mi passa l’ultima borraccia con gli zuccheri attaccati. Le sorrido. Mi chiede se voglio la borsa del freddo. No, grazie. Grazie? Chiederà poi a Linda. Ti sembra normale che il mio fidanzato dopo ore di gara trovi la voglia di ringraziare? No, non molto, risponderà Linda... Scendo piano, cercando di mollare solo dove non c’è rischio di forare. Gli ultimi chilometri in salita sotto Milo li faccio  con le gambe che si muovono a scatti, pedalando nei crampi e sotto una pioggia sottile. Ho freddo, ma manca poco. Taglio il traguardo e mi accascio sul manubrio. Taglio il traguardo e resto in ascolto. La speaker sta dicendo che sono arrivato: grazie, lo sapevo già. E che sono arrivato primo M3. E che sono il campione italiano marathon. Alzo le braccia al cielo e sorrido e mi cade quasi la bici quando Maddalena mi investe urlando e mi bacia. Ci abbracciamo stretti e ci scappa una lacrima a tutti e due. Mi bacia e ci riempiamo la bocca di sabbia, che poi ci scricchiola sotto i denti. Mi bacia e ci abbracciamo ancora. Mi bacia e non smettiamo più di ridere. Qualcuno tiene la bici. Arrivano Dega e Linda. Campione italiano anche lui, mi dice. Doppietta! Sorrisi. Risate. Gioia. Foto: io e te, adesso io e lei, poi tutti assieme… Adesso il freddo non lo sento più.

  Emiliano Ballardini

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